Come lo facciamo

I vigneti BOSCODIVINO si trovano a Breganze e a San Giorgio di Perlena, nel cuore della Pedemontana vicentina. Sono tre ettari e mezzo gli ettari vitati, ben organizzati fra impianti di collina e vigneti di fondovalle. 

Vitigni: Vespaiola, Chardonnay, Pinot Nero, Merlot, Cabernet Sauvignon.  

 

Non si scherza.

Trattamenti Biologici, sfalciatura e concimazione naturale vegetale.

I trattamenti che utilizziamo in campo sono certificati biologici di copertura, ciò implica una costante azione di protezione delle piante (ogni 10/15 giorni e comunque dopo ogni pioggia) per tutto il periodo dalla germogliatura alla raccolta.
Non utilizziamo trattamenti sistemici.

La sfalciatura viene fatta 2/3 volte l’anno per garantire la cura del verde e l’eccessiva umidità alla base della pianta.
Non pratichiamo il diserbo.

Effettuiamo una concimazione naturale vegetale grazie ai sovesci con mix di sementi.
Non utilizziamo concimi con derivati animali.

Curiosità: la sentinella delle viti

sentinella delle vitiVi siete mai chiesti a cosa servono le rose che si vedono all’inizio di ogni filare?

Le rose sono fiori bellissimi, ne esistono 150 specie, e svariati ibridi, a seconde del colore viene dato loro un significato diverso. Dai loro petali si estraggono olii essenziali pregiatissimi, utilizzati in cosmetica, profumeria, pasticceria e nei liquori. Ma nel campo, avevano un utilizzo ancor più curioso. Esse sono infatti delle piante spia, praticamente manifesta prima i sintomi di eventuali patologie e viene attaccata più facilmente da parassiti oltre a subire prima l’effetto di carenze minerali.

Oggi, con il mutare delle tecniche agrarie e di allevamento della vite, la messa a dimora delle rose nei vigneti è soltanto l’avanzare di un’antica tradizione, che, i vignaioli “nostalgici” e particolarmente attenti ai cicli biologici, continuano a tramandarla di filare in filare e di generazione in generazione, colorando le loro campagne.

Ricordatevi quindi, la prossima volta che regalerete una rosa alla vostra amata, di raccontare quanto sia bella, ma anche preziosa.

rose

@media all and (min-width: 1220px) { p.bassofiore{ text-align: justify; display:none; } p.bassodxfiore img { position: absolute; bottom: 30px; right: 30px; display:none; } } @media all and (max-width: 1219px) { p.bassodxfiore { text-align: right; display:none; } }

Solo l’eccellenza.

Dalla potatura alla sfogliatura le scelte che fanno la differenza

Potatura: a mano 1 volta l’anno (febbraio)

Una buona potatura dei tralci garantisce il successo dell’intera annata di produzione. Non è solo un procedimento sistematico, ma una valutazione, una scelta, pianta per pianta di cosa e quanto tagliare. Si valuta la salute della pianta, lo stato di crescita delle gemme, e che strategie di produzione attuare.

Scacchiatura: a mano 1 volta l’anno (marzo/aprile)

Dalle gemme cresciute si va a togliere la ramificazione secondaria o infruttifera, così che la pianta possa apportare maggior vigore al tralcio fruttifero principale

Cimatura: a mano 1 volta anno (maggio/giugno)

Serve a contenere l'eccessiva crescita della vegetazione che potrebbe coprire i grappoli in maturazione. Non deve essere effettuata troppo tardivamente, perche questa azione favorisce anche la formazione di nuove foglie,che sono molto più efficienti nell’elaborare gli elementi nutritivi. Tagli effettuati nei mesi successivi a giugno costringerebbero la pianta a impegnare energie per ricostituire la chioma persa, sottraendole ai grappoli in maturazione e riducendo di conseguenza il tenore zuccherino e la qualità dell’uva.

Sfogliatura: a mano 15/20 giorni prima della vendemmia

Azione di pulizia della pianta dalle foglie per aumentare l’esposizione dei grappoli maturi. La luce è una componente necessaria per numerosi processi metabolici fra i quali la sintesi di importanti componenti della qualità dell’uva come i polifenoli e i precursori d’aromi. Serve ad apportare dunque maggior struttura e corposità al vino, ma anche in questo caso attenzione all’esposizione, alle temperature e ai tempi di raccolta.

 

Da Bruco a Farfalla.

Far del vino il NOSTRO vino. I procedimenti in cantina.

Dettaglio tecnico della lavorazione di BIANCODIVINO:

Per fare il nostro Biancodivino  le uve vengono lasciate in pianta fino a maturazione completa. Una volta in cantina, i grappoli vengono diraspati e gli acini vengono mandati in pressa, per una pressatura soffice ed ottenere fino al 60% di mosto fiore. Dopo la fermentazione alcolica, Biancodivino viene lasciato in vasche d’acciaio per 6 mesi circa. Una volta filtrato, affina in bottiglia per almeno un anno: questa lunga attesa ci permette di ottenere un vino naturalmente complesso ed equlibrato, in cui scoprire tutte le sfaccettature della Vespaiola.

 

Dettaglio tecnico della lavorazione di ROSSODIVINO: 

Per il nostro Rossodivino utilizziamo Merlot e Cabernet Sauvignon in percentuali tra il 45 e il 55 %, leggermente variabili. Vendemmiato a mano su cassette, con un carico che non supera i 18KG. L’uva viene diraspata e pigiata; la fermentazione alcolica avviene a temperatura controllata, con lieviti indigeni. Seguono diverse follature e rimontaggi. La vinificazione e l'affinamento in acciaio del Merlot e del Cabernet Sauvignon avvengono separatamente, per procedere solo successivamente con l'assemblaggio e ricavarne un prodotto sempre unico.

Il vino viene affinato in barriques usate di rovere Francese da 225 LT; legno a grana fine stagionato almeno 36 mesi a tostatura media.

 

Dettaglio tecnico della lavorazione di B3:

Uvaggio: Pinot Nero, Chardonnay, Vespaiola

Vinificazione: Il pinot nero che usiamo per creare il nostro spumante, assieme allo chardonnay e alla vespaiola, viene spremuto a grappolo intero. La spremitura è separata tra i 3 vitigni ed è soffice, con una resa del 50%. Questo tipo di spremitura estrae dai grappoli solo le parti più nobili e ci darà un mosto fiore di qualità. Le uve destinate ai nostri spumanti vengono raccolte anticipatamente per conservare acidità e freschezza e per avere un grado alcolico basso e adatto alla tipologia del prodotto. Qui inizia la fermentazione alcolica.

Tiraggio: Prepariamo lo sciroppo di tiraggio (liqueur de tirage) con una miscela di vino, una precisa quantità di zucchero, lieviti e sostanze minerali. Questo sciroppo viene aggiunto poco per volta a tutto il vino, il procedimento dura circa 5 giorni.

Imbottigliamento: Dopo aver inserito lo sciroppo di tiraggio, imbottigliamo il vino nelle champagnotte e sigilliamo con tappo a corona. Sotto il tappo si trova la bidule, un cilindro di plastica dove si faranno accumulare le fecce. Su alcune bottiglie viene installato l'afometro per monitorare il decorso della presa di spuma (seconda fermentazione).

Presa di spuma: E’ il procedimento che porta il vino a diventare spumante. Le bottiglie vengono accatastate orizzontali in cantina, dove umidità e temperatura sono costanti e vi è assenza di vibrazioni, rumori e odori e luce scarsa. La luce infatti, potrebbe provocare l'ossidazione del vino: per questo il vetro delle nostre bottiglie è scuro. I lieviti trasformano gli zuccheri in alcol etilico ed anidride carbonica, che questa volta, non potendo fuoriuscire, si discioglie nel vino. I lieviti arricchiscono il vino di aromi e sapori. 

Affinamento sui lieviti: l'affinamento è lento. Le nostre bottiglie affinano almeno 24 mesi sui lieviti, affinchè si creino bollicine persistenti, numerose e dalla grana fine. Molti disciplinari di produzione prevedono periodi di affinamento dai 18 mesi per i non millesimati fino ai 33 dei millesimati (mille giorni). Durante questo periodo pratichiamo a mano, una o due volte il coup de poignée, che consiste nel dare una scossa alla bottiglia per evitare che la feccia si attacchi sulle pareti del vetro; questa operazione, inoltre, ci consente di rimettere energicamente le fecce fini in sospensione, favorendo l'ulteriore sviluppo di caratteristiche organolettiche evolutive.

Messa in punta: Finito l'affinamento sui lieviti, le bottiglie vengono prese dalle cataste di maturazione e, dopo aver staccato il deposito tramite scuotimento, poste su appositi cavalletti (pupitres). Qui effettuiamo manualmente il remuage. Le bottiglie vengono ruotate giornalmente di 1/8 di giro e inclinate periodicamente per veicolare le fecce verso il collo della bottiglia entro 1-2 mesi. Alla fine di questo periodo, le bottiglie saranno in posizione quasi verticale, e le fecce convertiranno, appunto, sulla punta della bottiglia.

Sboccatura: Arriva per lo spumante il momento di essere messo in commercio, dunque si procede con la sboccatura, o dégorgement. Il collo della bottiglia viene immerso in una soluzione di acqua e glicole propilenico, in modo tale da ghiacciare lo spumante contenuto nel solo collo della bottiglia (quello che ingloba le fecce). Una volta aperta la bottiglia, per effetto della pressione, il cilindretto di ghiaccio con le fecce viene espulso, assieme ad una parte di prodotto, che viene dunque rabboccato. Facciamo poi passare almeno altri 2 mesi dalla sboccatura prima della messa in commercio del nostro B3, per far stabilizzare il vino dopo lo shock della sboccatura. 

Tappatura: Abbiamo scelto per le nostre bottiglie un tappo di sughero di ottima qualità per garantire elasticità e robustezza. Il tappo all'origine è cilindrico ed assume la caratteristica forma a fungo dopo la compressione che subisce nel collo della bottiglia. Per evitare che il tappo fuoriesca a causa dell’elevata pressione va applicata, infine, la gabbietta metallica.

Etichettatura: Etichettiamo le nostre bottiglie, una per una, con un procedimento semi manuale. Le imprecisioni che potreste trovare, vanno interpretate come simbolo di unicità del prodotto.

Dettaglio tecnico della lavorazione di rifermento:

Per il nostro rosé ancestrale utilizziamo una taille del mosto delle stesse uve di Pinot Nero che impieghiamo per il nostro spumante metodo classico B3. Selezioniamo, infatti, la parte più colorata e profumata del mosto, per ottenere  una beva spensierata e godibile. 

Rifermento rifermenta naturalmente in bottiglia con il mosto di Vespaiola passita: a Settembre raccogliamo una piccola quantità di grappoli di Vespaiola e li lasciamo appassire in cassettine fino a Gennaio dell'anno successivo. Al momento della spremitura, otteniamo un mosto molto zuccherino e ricco di lieviti indigeni; insomma, gli ingredienti perfetti per una rifermentazione naturale, che ci regala delle bollicine delicate e beverine ed un calice senza nessuna aggiunta di SO2.